1965
Algeri:
l’ultimo discorso pubblico
Che Guevara prosegue il viaggio in Africa, dove incontra i leader del Movimento Rivoluzionario. Dichiara pubblicamente il totale appoggio di Cuba ai popoli che lottano contro il colonialismo. Il 24 febbraio ad Algeri critica con forza l’atteggiamento dei paesi socialisti nei confronti di quelli arretrati: «Come si può parlare di “reciproca utilità” quando si comprano ai prezzi del mercato mondiale le materie prime che costano sudore e patimenti senza limiti ai paesi arretrati, e si fanno pagare ai prezzi del mercato mondiale le macchine prodotte dalle grandi fabbriche automatizzate di adesso? […] I paesi socialisti hanno il dovere morale di farla finita con la loro tacita complicità con i paesi sfruttatori dell’occidente».
Il 12 marzo, mentre il Che è in transito a Praga, il settimanale argentino «Marcha» pubblica il saggio Il socialismo e l’uomo a Cuba , in cui si afferma:
«Per costruire il comunismo, insieme con la base materiale , bisogna creare l’uomo nuovo […]. La società nel suo insieme deve trasformarsi in una gigantesca scuola».
Nasce il figlio Ernesto
Il 24 febbraio, ad Algeri, riceve la notizia della nascita del figlio Ernesto e invia alla moglie un telegramma, in cui si rivolge al neonato chiamandolo affettuosamente Tete, il suo stesso nomignolo da bambino. «Ernesto Guevara March (da recapitarsi a casa o in clinica) L’Avana. Tete, di’ alla vecchia che non torno per cena. Che si comporti bene. Dai un bacio ai tuoi fratellini. Il tuo vecchio. Algeri, 24 febbraio 1965».
Lettere di addio
15 marzo: il Che torna a L’Avana e ritrova la famiglia, ma per poco; ha già a un nuovo obiettivo, supportare la rivoluzione in Congo. Prima di ripartire, camuffato e irriconoscibile, scrive diverse lettere di addio.
Ai figli ricorda: «Vostro padre è stato un uomo che ha agito secondo il suo pensiero e che di sicuro è stato fedele alle sue convinzioni […] dovete sempre sentirvi feriti nel profondo da qualunque ingiustizia commessa contro qualunque persona in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario».
Ai genitori scrive: «Cari genitori […] mi rimetto in cammino col mio scudo al braccio. […] Molti mi definiranno un avventuriero e questo sono, ma di tipo diverso: di quelli che rischiano la pelle per dimostrare le proprie verità […]. Ricordatevi di tanto in tanto di questo piccolo condottiero del XX secolo […]».
Guerriglia in Congo
Il primo aprile il Che lascia Cuba. Raggiunge la Tanzania e il 23 attraversa il lago Tanganica.
In Congo, ben presto riconosce la gravità della situazione dovuta a contrasti tribali, immobilismo e superficialità dei dirigenti locali. Durante le operazioni viene informato della morte della madre Celia.
3 ottobre: a L’Avana, durante la presentazione del Comitato Centrale del Partito Comunista, Fidel Castro rende pubblica la lettera di addio di Guevara: «Fidel […] sento di aver compiuto la parte del mio dovere che mi legava alla Rivoluzione cubana […]. Altre terre del mondo reclamano il contributo dei miei modesti sforzi[…]».
Il 28 novembre Aleida riceve una lettera dal Congo: «La situazione mi è del tutto sfuggita di mano. Ho ripercorso la strada della disfatta, con un esercito di fantasmi […]». A sei mesi dall’arrivo in Africa, quasi tutti i capi congolesi sono fuggiti e due combattenti cubani sono morti. Seppur riluttante, Guevara decide di ritirarsi.
Lontano da Cuba
In gennaio Aleida raggiunge il marito in Tanzania. Tornata a Cuba riceve una lettera intitolata Invio : « Ti amo così. Nel persistente sapore di un caffè amaro in una mattina senza nome […]». Tra aprile e maggio Guevara si sposta a Praga. È restio a tornare a Cuba, poi riceve una lettera di Fidel: «Dovresti in ogni caso prendere in considerazione l’ipotesi di fare un salto qui. Conosco bene la tua riluttanza. […] Niente ti vieta di approfittare dell’oggettivo vantaggio di poter entrare e uscire da Cuba, coordinare, pianificare, scegliere e formare quadri. […] Il fatto che tu possa vedere le cose in modo diverso dal mio non intaccherà minimamente la mia stima, né indebolirà in alcun modo il nostro sodalizio».