1966 – 1967
Il ritorno
Il 23 luglio Guevara rientra a L’Avana e raggiunge San Andrés, la zona prescelta per l’addestramento dei guerriglieri destinati a portare la rivoluzione in Bolivia. Alcuni sono stati con Guevara sulla Sierra e in Congo,ma all’arrivo al campo stentano a riconoscerlo: ha una protesi dentaria, si è rasato, fuma la pipa, porta cravatta e occhiali. Guevara incontra i quattro figli in un rifugio segreto e neanche loro lo riconoscono.L’incontro è straziante, la partenza imminente.
TU e TUTTI
Prima di partire per la Bolivia, il Che lascia una poesia alla moglie:
«Mia unica al mondo:[…] Questo unico verso innamorato, per farti sentire l’esatta dimensione del mio amore.Eppure,nel labirinto più profondo della conchiglia taciturna
si incontrano e respingono i poli del mio spirito:TU e TUTTI.
I Tutti che pretendono l’estremo sacrificio;che la mia sola ombra oscuri il cammino!Ma, senza violar le norme dell’amore sublimato ti porto nascosta nel mio zaino da viaggio.
[…] Addio, mia unica,[…] ti porto nel petto dalla parte del cuore e ce ne andremo insieme, finché la strada si dissolva…».
Il Che raggiunge la Bolivia
Guevara lascia Cuba il 23 ottobre e dopo vari scali europei atterra in Brasile. Da lì si trasferisce in Bolivia. Incontra altri cubani e il 7 raggiunge su una jeep Ñancahuazú, nel sud del paese.
Sul diario che come d’abitudine scrive, annota: « Oggi comincia una nuova tappa ».
All’accampamento continuano ad arrivare altri combattenti cubani e boliviani, che vengono poi trasferiti in un luogo più isolato.
Il 31 dicembre il Che incontra il segretario generale del Partito Comunista della Bolivia, Mario Monje, con il quale emergono divergenze insuperabili e determinanti per il futuro della guerriglia.
L’ultima lettera del Che
A gennaio Aleida riceve l’ultima lettera dal Che. «Mia unica […] Ci sono giorni nei quali la malinconia avanza incontenibile e mi pervade. A Natale e Capodanno, soprattutto. Non sai quanto mi mancano le tue lacrime di rito, sotto un cielo di stelle nuove che mi fanno pensare a quanto poco ho approfittato della vita sul piano personale. […] Nulla di interessante sulla mia vita di qui. Il lavoro mi piace, ma mi assorbe troppo. […] Sto dimagrendo, un po’ per la nostalgia, un po’ per il lavoro. Dai un bacio ai pezzettini di carne e a tutti gli altri. Per te un bacio carico di sospiri e di altre angosce dal tuo povero e spelacchiato Marito».
Diario
A febbraio uno dei guerriglieri affoga nel Rio Grande. Il Che scrive: « abbiamo avuto il battesimo di morte ». Marzo: «s iamo circondati da 2000 uomini ».
Aprile: « i nordamericani interverranno in forza ».
Maggio: « mancanza totale di reclutamento contadino ».
Il 14 giugno Guevara scrive: «sono arrivato a 39 anni e si avvicina inesorabilmente un’età che dà da pensare al mio futuro guerrigliero; per adesso sono “intero”».
Luglio: « prosegue la mancanza totale di contatti [con Cuba] ».
Il 7 agosto riassume così: «Oggi sono 9 mesi esatti dalla formazione della guerriglia con il nostro arrivo. Dei primi sei uomini, due sono morti, uno scomparso e due feriti; io con un’asma che non so come stroncare».
L’8 agosto parla ai suoi uomini: «Questo tipo di lotta ci dà l’occasione di trasformarci in rivoluzionari, il gradino più alto della specie umana […]».
La sintesi di agosto è del tutto negativa: « È stato, senza dubbio, il mese peggiore ».
L’8 settembre scrive amareggiato: «come mi piacerebbe prendere il potere, se non altro per smascherare i codardi e i venduti di tutte le razze e costringerli ad affrontare le loro malefatte».
L’11 settembre arriva la notizia di una taglia sulla sua testa di «50.000 pesos boliviani (4.200 dollari americani) a chi fornisce informazioni per la mia cattura, vivo o morto».
Il 19 settembre: « Segno dei tempi: mi è finito l’inchiostro ».
La fine
8 ottobre: nel canalone Quebrada del Yuro, il gruppo di guerriglieri viene sorpreso da cinque battaglioni di gendarmi. Il Che viene ferito, catturato e trasferito nel piccolo borgo di La Higuera. Il giorno successivo arriva l’ordine da La Paz di giustiziare Guevara. Il suo corpo viene esposto su un tavolaccio a beneficio di fotografi, emittenti televisive e giornalisti.